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SANITA' IN SICILIA al time out. SIOD in prima linea con le OO.SS del CIMEST

Coordinamento Intersindacale della Medicina Specialistica Territoriale

Il 2023 sarà con tutta probabilità ricordato come l'Anno Terribilis della Sanità in Sicilia. Il tempo è scaduto per la Politica che, verosimilmente, non si è resa conto della situazione che si è venuta a creare. E non è soltanto la nota questione - dai risvolti a tutti noti ed evidenti sull'intero territorio italiano - dei "tagli" ripetuti che, anno dopo anno, hanno ridotto alla quasi impotenza il Sistema Sanitario Nazionale, generando dall'assenza del piano anti-pandemia, alle lunghe e vergognose liste di attesa, fino alla carenza strutturale della gestione complessiva del tema "salute" per gli italiani (che comunque ne sostengono i costi attraverso il gettito medio del 30-35% delle tasse che ognuno di loro annualmente paga). Da tempo SIOD cerca di ricordare alla politica ed alla P.A. che in Sicilia è diverso. In questa Regione l'80% delle prestazioni sanitarie viene erogato da medici privati, accreditati e convenzionati con la Regione, disseminati sul territorio. Queste realtà, quasi tutte piccole o medio piccole - 3-6 operatori sanitari impiegati, bacino di utenza limitato ad un raggio di pochi km dalla loro sede - sono comunque circa 1.800 punti di assistenza che formano la trama che evita che il SSR crolli. Il privato-convenzionato esterno evita che il paziente vada al Pronto Soccorso per una pulpite o per una visita specialistica (cardiologica, oculistica, analisi del sangue, fisioterapia, etc.). Questo professionista "argina" (e lo si è visto durante la pandemia), con la sua presenza su territorio, la "pressione" di milioni di cittadini che altrimenti ridurrebbero in polvere gli sparuti e disorganizzati Ospedali e PS pubblici. Questi convenzionati esterni costano alla Regione circa il 25% dell'intero Budget previsto per la cura dei siciliani. E lavorano a tariffe indegne, rimaste immutate dal 1994 (tariffario Bindi).

Il restante 80% dei soldi (cifre alla mano, soltanto recentemente fornite con il contagocce dall'Assessore Razza dopo anni di insistenza delle OO.SS.) va ai presidi pubblici (Ospedali, ASP) che paradossalmente però erogano SOLO il 25% di tutte le prestazioni. Praticamente la Sicilia paga di meno quelli che la fanno risparmiare mentre sperpera centinaia di milioni di euro in strutture dove non va nessuno a farsi curare. Perchè? Semplicemente perchè questo sistema foraggia meglio la corruzione ed è più facile per Dirigenti e Politici, gestire le tangenti, come dimostrato dalla recente inchiesta "Sorella Sanità", che ogni due-tre anni si ripete a manda in galera (e poi scagiona) decine e decine di quadri, politici, affaristi ed altre sanguisughe del sistema sanitario.

Sono tantissimi gli altri argomenti, ormai da anni sul tavolo, ma che non ricevono nè adeguata, nè fattiva, nè neanche competente risposta dall'Assessorato alla Salute.

Ma cosa c'è di nuovo adesso? C'è di nuovo che si è toccato il fondo. Le strutture sanitarie, vandalizzate dai tagli continui e dalle distrazioni di somme di denaro a loro destinate - ma di fatto, fatte sparire dai politici regionali - sono arrivate al capolinea. Complice l'aumento dei costi fissi (dovuti alla crisi economica, all'osservanza di misure di sicurezza ed abbattimento del rischio infettivo giustamente promanate per tutto il periodo pandemico ed in vigore ancora oggi).

La chiusura degli ambulatori, prevista in gennaio da tutte le OO.SS. afferenti al CIMEST, tra cui SIOD, con conseguenti manifestazioni di piazza di medici, ma soprattutto di pazienti vessati e umiliati da tanta ingordigia, segnerà l'ecatombe. La Magistratura ordinaria, l'AGCOM, la Corte dei Conti hanno da tempo gli occhi ben puntati sul problema.

La nuova (?) Giunta Regionale guidata dall'On Schifani, con Assessore alla Salute Giovanna Volo, ha tempi strettissimi per cambiare rotta.

Sarà libera e indipendente nell'affrontare l'argomento? Sarà rapida e concreta? Ce la farà?


Francesco Romano



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