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La Consulta: il diritto alla salute non può essere sacrificato. E l’odontoiatria convenzionata?

La recente sentenza della Corte Costituzionale n. 195/2024 ribadisce con forza un principio fondamentale: il diritto alla salute, sancito dall’art. 32 della Costituzione, non può essere sacrificato per esigenze di contenimento della spesa pubblica. La Consulta ha, infatti, stabilito che prima di ridurre risorse destinate alla sanità, devono essere tagliate altre spese "indistinte" che non rivestono la stessa priorità. Questo verdetto non solo richiama all’attenzione il valore della salute pubblica, ma ci offre uno spunto per riflettere su una questione irrisolta da anni: le tariffe di rimborso agli odontoiatri convenzionati, ferme da oltre vent'anni e mai adeguate agli indici ISTAT.

L'odontoiatria è una branca della medicina ad altissima complessità. Non si tratta di semplici prestazioni "a visita", ma di interventi che spesso richiedono ambienti estremamente controllati, protocolli stringenti e l'uso di strumenti tecnologicamente avanzati. Per garantire la sicurezza dei pazienti e abbattere il rischio di infezioni crociate - un tema particolarmente critico negli studi odontoiatrici - è necessaria una formazione continua e una selezione accurata del personale, oltre all’adozione di dispositivi di protezione individuale (DPI) adeguati. Tutto questo comporta costi operativi molto superiori alla media di altre specialità mediche, costi che gli odontoiatri convenzionati non possono più sostenere con tariffe di rimborso ormai obsolete.

È importante ricordare che gli studi dentistici sono ambienti ad alto rischio per la trasmissione di infezioni, soprattutto quelle a trasmissione ematica o tramite aerosol. Eppure, nonostante l’innovazione tecnologica e le normative più stringenti, il mancato adeguamento delle tariffe ISTAT ha creato un divario sempre più ampio tra i costi reali delle prestazioni e i rimborsi riconosciuti dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN).

Non adeguare le tariffe ISTAT per oltre vent'anni non è solo una grave mancanza nei confronti degli odontoiatri, ma è anche un chiaro segnale di disattenzione verso la salute pubblica. Giocare al ribasso in sanità non penalizza solo i professionisti, ma soprattutto i cittadini, che rischiano di vedersi negati standard di cura adeguati. Le obsolete tariffe non permettono di garantire quella qualità che il diritto alla salute richiede. Questo tema, oltre a essere una questione economica, è anche una questione etica.

Alla luce della sentenza della Corte Costituzionale, rivolgiamo un appello al Ministro della Salute, all’Assessore alla Salute della Regione Siciliana e al Presidente dell'Ordine dei Medici. È indispensabile avviare un percorso di revisione delle tariffe di rimborso per l’odontoiatria convenzionata, adeguandole agli standard ISTAT e riconoscendo l’importanza strategica di questa branca della medicina.

Invitiamo, inoltre, le associazioni di consumatori a prendere posizione su questa ingiustizia: il mancato adeguamento non è solo un problema per i medici, ma un danno per i pazienti. Garantire cure odontoiatriche di qualità significa proteggere il diritto alla salute di tutta la popolazione.

La sentenza della Corte Costituzionale è un monito chiaro: la salute è un diritto fondamentale e non può essere oggetto di compromessi economici. È tempo che anche l’odontoiatria convenzionata riceva l’attenzione che merita. La mancata revisione delle tariffe ISTAT non è più sostenibile: garantire la qualità delle cure oggi significa investire nella salute di domani.

Dr Francesco Romano

Presidente Nazionale SIOD

Sindacato Italiano di Odontoiatria Democratica

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